giovedì 5 novembre 2009

DEL CONFORTEVOLE DELIRIO CONTEMPORANEO

di Giovanni

No

non ora

non qui

in questa pingue immane frana.

da “Depressione caspica” dei C.S.I.

Le incongruenze del contemporaneo sembrano diventare il brodo di coltura per ogni genere d’aberrazione, sembrano trasformarsi nella calda e soffice nicchia dell’irreparabile.

Individui e - prima di essi - idee distorte hanno preso ad insinuarsi nelle pieghe buie e nascoste del nostro quotidiano, ai margini più esterni del nostro vissuto, nelle periferie dove gli sguardi non si soffermano mai, se non per un istante di disgustato disprezzo.

Ma la follia prospera e si moltiplica come un batterio patogeno anche nei centri iperfrequentati e frettolosi, dove si accalcano i modi di fare e di vedere le cose universalmente accettati. Anzi, forse i centri raccolgono la maggior parte del marcio e del potenziale distruttivo di questi tempi.

È un delirio.

È cronologicamente contemporaneo.

Ed è confortevole, ci fa sentire a nostro agio, nonostante tutto.

Nonostante le prigioni e le istituzioni totali, nonostante i recinti e gli steccati, i paletti, le barriere, le caselle in cui essere anestetizzati:

idoneo/non idoneo

accettato/respinto

innocuo/pericoloso.

Ma la sola cosa pericolosa, a ben guardare, è l’ostentata incapacità a rapportarsi con il diverso, l’incomprensibile.

Preparatevi gente, indaffarata moltitudine dei normali.

Preparatevi ad essere travolti dall’ondata montante della follia del moderno, dall’ottenebramento labirintico d’inizio secolo, cupo e allo stesso tempo lucido, dal vorticoso venir meno delle vostre posticce certezze consolidate…

Chi è senza peccato scagli la prima pietra.

Altrimenti, faccia autocritica, e riconosca l’illegittimità del confine.


***

IL


Spontaneista a chi?

Mi ritenete fino a questo punto indegno del vile stemma dello scudo crociato?

Ma quale democrazia cristiana e demokrazia kristiana! Sono pronto a tirarvi fuori un’organizzazione granitica che neanche il pcus degli anni trenta, cazzo!

Il centralismo democratico fu una rivelazione, in quegli anni…

Bizzarro poi come a volte basti solo cambiare un nome, infilarci un aggettivo particolarmente sensibile alle tendenze dei tempi…

A volte mi chiedo se la storia non sia solo un enorme insieme drammatico di pulsioni di pancia, di colossali movimenti intestinali della terra che cerca invano di digerire questo fetido genere umano…

Sarà…

in ogni caso, la meccanica non mi interessa.

Spero solo che qualcosa, presto o tardi, riesca a cagarlo fuori…

***

SONNO


Oggi mi sono alzata, e, guardando di sotto, mi sono accorta del baratro che nella notte si era mangiato tutto, lasciando solo il mio letto, circondandomi come un assedio da cronica medievale.

E il bello è che intorno c’era solo una cosa bianca come vuoto, e anche sotto, dove m’immaginavo esserci una specie di torsolo di terra a tenere in piedi il mio letto, niente.

Ero sospesa.

Sospesa nel vuoto.


***

DELLA


Scava e scava, la tempesta si rivela solo un cumulo di gelatina.

Pollo, probabilmente, ma con un vago retrogusto di frutta.

Uhm, tasty, si direbbe in inglese.

Gelatina alla frutta.

Manciate di gelatina alla frutta.

Chili e chili, tonnellate, vagoni, MONTAGNE di gelatina alla frutta.

Tutta lì, tutta per me.

Ma avete idea di quanto sia inutile la gelatina alla frutta senza un cucchiaino e poi una scodella dove bloccarla?

Troppa gelatina fa male alla pelle, va tenuta a bada.

Il guaio che quella stronza di gelatina ad un certo punto ha deciso di gonfiarsi, ha preso a dilatarsi portando avanti non so che piano eversivo.

Voleva impadronirsi del mio spazio.

Ogni cosa, ogni pulsazione di ogni orologio atomico vuole impadronirsi di ciò che è mio, vuole sottrarre ciò che è costato costanza…

Diciamolo, non è semplice inventarsi nuovi bisogni a volto scoperto, non è da tutti auto-indursi a procurarsi qualcosa di inutile o persino dannoso.

Io, modestamente, questa cosa l’ho capita prima degli altri, ed è per questo che il ridicolo branco di pecoroni mi odia e mi tiene a debita distanza, ma solo perché si sono accorti che io, tra i tanti, sono il solo ad avere tutta la lucidità che a loro manca, sottratta loro dall’Inerzia alla nascita.


***

RAGIONE


Molti non hanno colto una cosa fondamentale: che tutto ci sta caoticamente sfuggendo di mano mentre siamo ancora convinti di pilotare questa nave…

Stiamo inconsapevolmente andando alla deriva, ma forse, nel dramma, il lato positivo è che ci stiamo andando con il sorriso sulle labbra.

Ogni volta che vedo un agglomerato di pagine ho la nausea.

Ne ho viste, annusate, lette, scritte, bruciate troppe, in vita mia.

Criteri, considerazioni, elementi, strumenti, chiavi di lettura, postille, sillogismi, glosse, note a piè di pagina, annotazioni, spunti di riflessione, polemiche, dibattiti, direttive, linee guida, libri bianchi, interventi, discorsi, orazioni… tutto, ho provato…

E soprattutto fiumi e fiumi, oceani d’inchiostro.

Mi ritrovo nuovamente illetterato, contrappasso crudele perché del tempo che fu ho ancora memoria, nonostante quelli qua fuori si ostinino a negarmi carta e penna.

Di pensieri ne ho avuti fin troppi, e questo è quanto.


***

PRODUCE


Pochi ruoli inducono ad un capovolgimento, ma mi sento come se fosse quello di prima a parlare.

Lascia stare il segno o l’apparenza, conta solo l’atmosfera, l’impronta che lasciamo in una stanza.

Come se un giorno io decidessi di dipingere queste pareti di blu, anzi forse è meglio un celeste-azzurro cielo, che ha il pregio di ampliare gli spazi e gli interstizi.

Sempre affascinanti ho trovato quelle forme di liquido che riempiono le fessure di noi umani. Mi sembrava quasi di sentire un tenue sciacquettìo ogni volta che mutavo d’orientamento nello spazio.

Così presi a muovermi sempre più forte per creare una tempesta dentro di me, un maremoto, un uragano travolgente e umido.

Ma invece niente.

Solo impotenza, e rabbia, e immobilità forzata e stordita da appendice inerte.

Io, che per un attimo mi ero sentito artefice di cataclismi, mi ritrovavo ridotto ad assoluto silenzio e macerie.

Rimpianto.

Malcelato rimpianto che riempie ogni buco disponibile.

Fallii.

Giunsi ad un passo dal rinascere, ma al posto di risorgere mi persi in una parentesi, e non ne uscirò probabilmente mai più.


***

MOSTRI


L’ambivalenza nelle considerazioni la fa da padrona, qui.

Noto con piacere che finalmente qualcosa si sposta, si ricalibra per adeguarsi al capriccioso volgere dei tempi.

Non sembra che qualcuno abbia qualcosa d’intelligente da dire, ma tutti dicono lo stesso qualcosa.

Poi sarebbero quelli rinchiusi, i matti.

Mi ricordo il tempo della scuola.

Una bibliotecaria terrorizzava i ragazzi più giovani, inquietava i più grandi.

Impossibile avere da lei un’informazione, anche solo una conversazione normale: “Buongiorno, come sta? vorrei ‘Le città invisibili’ di Calvino, sa, la professoressa X vuole una recensione per il mese prossimo”.

“Sono io il Leviatano”, rispondeva enigmatica e spiritata, brandendo un libro illustrato sui delfini. “Il Leviatano e un delfino”.

Solitamente mansueta, nel giro di un attimo poteva dare in escandescenze per motivi indecifrabili ai comuni mortali.

La sua rabbia, la sua indignazione erano così dirompenti che non riusciva a non renderne partecipi tutti i presenti.

Una volta, qualcuno particolarmente sensibile chiamò un’ambulanza e la polizia locale.

Ma poi la cosa cadde nel vuoto, perché nel frattempo lei era piombata in una specie di mutismo estatico e contemplativo. Allora mi sembrò una sorta di autismo di protesta.

In altri tempi si sarebbe detta una santa, poi, qualche secolo più tardi, una rivoluzionaria.

Oggi, poco poeticamente, una pazza.

Mi faceva rabbia constatare che tutti, ragazzi e adulti, non riuscivano ad avere un rapporto sereno ed equilibrato con la diversità che quella donna rappresentava.

Tutti la evitavano, i più coglioni la sfottevano.

Ma cazzo, mi ripetevo, è una delle pochissime persone ancora in grado di provare qualcosa, qua dentro. Una che pensa, a modo suo, e ha voglia di mettere tutto a palle per aria, se necessario.

I veri pazzi, cristosanto, sono tutti gli altri lobotomizzati che popolano questi corridoi.

Ma questi pensieri, limpidi e lineari come solo la giovane età può partorirne, non trovavano nessuno disposto a condividerli.

E fu così, che, poco alla volta, gli altri, che erano la maggioranza, mi convinsero di essere pazzo.


***

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