sabato 14 novembre 2009

Rossana Rossanda: La ragazza del secolo scorso

di Manuel


Scivo queste righe con lo spirito di immediatezza de ‘le curve’ per parlare di questo libro anomalo, o meglio che così si è presentato alla mia lettura. Il suo acquisto è stato impulsivo dovuto semplicemente alla notizia della sua uscita avuta da un programma televisivo e dalla stima che nutro per la sua autrice che ho sempre considerato un modello sul piano esistenziale. Già il titolo lasciava intendere che il lavoro fosse una specie di autobiografia di una donna che continua a definirsi ‘comunista nonostante tutto’ e questo grazie alla sua autorità e statura intellettuale (almeno per me) rappresentava una occasione di stimolo e chiarimento dal punto di vista personale. Proprio questo taglio personale è quello che rende speciale il racconto diverso dalla impostazione politica prima e giornalistica poi che ha reso conosciuta l’autrice. La mia lettura è cominciata così avida e appassionata, desiderosa di rubare emozioni e sentimenti altrui di anni ed eventi che purtroppo ho potuto solo approfondire a posteriori, avendomi l’età anagrafica privato della possibilità di viverli.
Questa pratica in realtà si rivela quasi sempre quanto mai sterile ma stavolta confidavo in una maggiore soddisfazione, riconoscendo alla scrivente la straordinaria qualità di essere sempre in primo luogo persona coscientemente contemporanea, a dispetto del titolo del libro che considero più provocatorio di quanto possa sembrare. Il libro rifugge dall’intenzione di fare una sorta di riepilogo degli avvenimenti che stanno sullo sfondo della vita narrata, attraversandoli semplicemente in prima persona e sottraendosi al climax di attesa che potrebbe crearsi nel lettore che si approccia come me alla lettura. Questo atteggiamento si riscontra del resto fin dal primo capitolo che narra con dovizia di particolari l’infanzia, cioè un periodo antitetico all’immagine della Rossanda che può spingere un lettore all’acquisto, immagine per me carica di significati e valori come ho già spiegato. A conti fatti ho sul tavolo un libro strano, del quale non è utile sottovalutare la frase sulla quarta di copertina: Il racconto di una vita: la politica come educazione sentimentale. Un libro strano di cui non capisco quanto il parziale fraintendimento dipenda dai miei occhi e quanto dalla foto in copertina. Un libro che vale la pena di avere. Un libro che sono felice di aver cominciato ma che semplicemente(?)non riesco a finire.

Manuel

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