mercoledì 4 novembre 2009

SO.NET

di Sergio Roedner

www.roedner.net
sroedner@yahoo.it



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DA PLAZER A ENNUI: LO ZABAGLIONE

Ti attribuì la mia generazione
Il dono di ridare l’energia;
oggi rivivi, caro zabaglione,
frutto inatteso della nostalgia.

“Sbatto la chiara” come da copione,
la sbatto a neve e quasi per magia
prende volume il mistico pastone:
tuorlo e marsala aggiungono allegria.

Per collaudarne il prodigioso effetto,
una scodella intera me ne piglio
e speranzoso a pedalar mi metto

lungo l’alzaia del maggior Naviglio,
scoprendo, ahimè, che il velenoso ovetto
è un macigno che espello dopo un miglio.

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DA UN ENNUI A UN PLAZER: IL PREP

Se dormi al sole e ti risvegli viola,
se vespe e calabroni t'han pinzato,
se il rasoio ti scortica la gola,
se hai le mani o il culetto screpolato,

se dal brucior ti manca la parola
e sembri più brasato che abbronzato,
non disperar, ché dalla vecchia scuola
arriva la salvezza a buon mercato:

scegli PREP, che non macchia e che non unge
e ha garantito a più generazioni
sollievo a ciò che brucia e a ciò che punge,

la panacea contro le irritazioni.
Chissà - pensoso qui il poeta aggiunge -
se allevia le rotture di coglioni.

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CONTRO TE, BERLUSCONI, NON HO NIENTE

Contro te, Berlusconi, non ho niente
né contro le tue tre televisioni,
ma è l'italiano video-dipendente
a destar le mie preoccupazioni.

Tu, Silvio, sei davvero intraprendente,
Le Corbusier degli itali mattoni,
politico, sportivo, ex-Presidente,
esperto in tele-comunicazioni...

Ma gli alleati che ti han scelto a emblema
di chi dal nulla ottien soldi e potere
si ritrovano adesso col problema

di schiodarti la sedia dal sedere.
Ai rossi hai dato invano l'anatema,
ma è Fini a non volerti più vedere!

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LE QUARANTENNI OSSUTE ED ABBRONZATE

Le quarantenni ossute ed abbronzate
messaggiano col loro Motorola,
digiunano con soia ed insalate
schifando patatine e coca-cola.

Si aggirano vogliose e assatanate
nei pub e club privé di zona Piola,
mostrando cosce nude e palestrate
nonché l’angoscia della donna sola.

Bevono caffè d’orzo in tazza grande,
chattando con ignoti nel virtuale;
ingrassano chirurghi ed estetiste,

espongon l’ombelico e le mutande.
Invecchiare non piace ma è normale,
bamboleggiare a quarant’anni è ‘triste’.

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CINQUANTENNI PELATI E LAMPADATI

Cinquantenni pelati e lampadati
inquinano coi loro fuoristrada,
cazzeggian muscolati ed annoiati
vestendo Gucci Fendi Armani e Prada.

Prenotano soggiorni ultra-scontati
in qualche caraibica contrada
ove passano giorni desolati
a scuola di windsurf e di lambada.

Il cuore loro batte sempre a destra,
in spregio a comunisti e culattoni;
vanno a pompare i muscoli in palestra

in preda a eroticissime visioni:
non consumar la coniugal minestra
ma pompare la moglie a B.........

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AVANTI SAVOIA!

Il suo trisnonno che incontrò a Teano
Giuseppe Garibaldi e lo fermò
giudicherebbe indegno di un sovrano
mescolare casino e casinò;

e il nonno che a Benito diede in mano
le chiavi del potere e che firmò
le leggi che esaltavano l’ariano
preparando le infamie di Salò

direbbe all’imprudente nipotino:
“Non condanno le tue frequentazioni,
o l’antica passione per l’assegno;

ma per colpa di un vil telefonino
l’Italia sa che appoggi Berlusconi,
e questo di un Savoia non è degno.”

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SE I FILOSOFI ANDASSERO AL POTERE
Pubblicata da Repubblica on-line l'8/6/06
Se i filosofi andassero al potere,
(i saggi immaginati da Platone),
sconvolgerebbero le nostre sere
bandendo il calcio e la televisione.
Sciolti i club, cancellati i campionati,
licenziati campioni e allenatori,
trasformati gli stadi in verdi prati,
senza lavoro ultrà e scommettitori.
Al lunedì mattina gli italiani
senza argomenti di conversazione
sfoglierebbero gli altri quotidiani,
non solo quello rosa, a colazione.
Il problema insolubile rimasto,
cosa mostrare al “popolo coglione”
una volta sconvolto il palinsesto
dalla scomparsa del fatal pallone,
ai platonici saggi molto presto
suggerirebbe un'altra decisione:
per decreto verrebbero oscurate,
per duecent'anni o in forma permanente,
televisioni pubbliche e private
che hanno reso l'Italia deficiente.
Per attenuar l'ondata di suicidi
e il “male oscuro” presto dilagato,
ansiolitici ed anti-depressivi
si venderebbero al supermercato.
Così l'Italia, senza più parabole,
né decoder, né maxi-schermi piatti,
riscoprirebbe libri, giochi e favole,
le passeggiate invece dello zapping.
O forse questo è un sogno reazionario,
e agli italiani, per tenerli su,
serve proprio il gran circo miliardario,
col calcio, la Gazzetta e la Tivù.
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A SPERONI FAN SCHIFO GLI ITALIANI

A Speroni fan schifo gli italiani
che han bocciato la ‘ri-costituzione’
ma all’Italia fan schifo i talebani
leghisti, i calderoli e il calderone.

Ora speriam che Bossi e i suoi padani
coerenti ad ogni lor dichiarazione
emigrino coi propri sogni vani
in qualche amica celtica nazione.

Cari lombardi, attenti al capitale,
Al fuoristrada ed al telefonino,
alle seconde case e all’evasione,

in fondo non vi è andata tanto male:
col conto in banca nel Canton Ticino
a che vi serve la ‘devoluzione’?

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SEDUZIONE

Per colpa di un padrino negligente
giunsi tardi alla Prima Comunione;
il padreterno, contro me furente,
quell’estate mi indusse in tentazione.

Giovanna, veronese intraprendente,
attuò a San Zeno la mia seduzione:
in un garage oscuro ed accogliente
mi insegnò l’ABC della passione.

Quando le labbra sue sulle mie pose,
io mi schermii pulendomi la bocca,
ma lei la sua impazienza non nascose

per quella mia ripulsa alquanto sciocca:
“Ai grandi” disse “piaccion queste cose;
l’han fatto a me, ed ora è a te che tocca!”

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MARION
(Warum guckst du so böse?#)

Nel Sessantotto il padre mio padrone
inchiodato ad un letto d’ospedale
spedì la moglie e il figlio capellone
a conoscer la terra sua natale.

Radstadt, la Gardefest: sotto un tendone,
attaccata di birra ad un boccale,
vidi e mi innamorai come un coglione#
di una fanciulla bionda niente male.

Si chiamava Marion e nei suoi occhi
dimenticai gli italici cortei.
Ci baciammo ma poi, da veri sciocchi,

non scrissi il mio indirizzo, e neppur lei.
Di mezzanotte agli ultimi rintocchi,
Marion svanì, ma non dai sogni miei.

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SANDRA

Conobbi Sandra nel settantadue,
l’anno che saltò in aria Feltrinelli;
morì mio padre e le disgrazie sue
mi fecero schierare coi ribelli.

Anche Sandra veniva da un passato
di sofferenza e di disperazione:
il padre suo era stato “suicidato”
mentre esportava la rivoluzione.

Andammo a Roma a Pasqua in maggiolino
coniugando l’amore e l’anarchia
con la sorella, Nello e il suo mastino:

ma Nello lo fermò la polizia.
Un corpo da gigante in un bambino:
ammanettato lo portaron via.

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AMO COLEI CHE NON SI DEVE AMARE
(sonetto caudato di anonimo viennese)

Amo colei che non si deve amare,
ma che di amare non so fare a meno,
l’amor mio non le devo rivelare
per non turbare il volto suo sereno.

Ma quel suo sguardo serio e indagatore
mi ha letto dentro l’anima il segreto,
e il suo silenzio che mi gela il cuore
sillaba del rifiuto l’alfabeto.

Già ti allontani: è un sogno l’armonia
dei nostri incontri complicati e brevi,
scherzosi quanto il gioco di un bambino.

Mi resta solo la malinconia
e l’eco delle cose che dicevi
non a me, ma sapendomi vicino.

Addio, mio “Buon vicino”;
tra cent’anni, nel Cielo dei Sinceri,
avrai la mia carezza e i miei pensieri.

***

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