sabato 7 novembre 2009

UNITE PER LA VENDETTA

di Igor


L’anziano signor Kidmann fissava sul letto di morte le sue tre figlie ormai ventenni e disse: “Vi prego di promettermi che vendicherete la mia morte; ormai siete donne, siete intelligenti e forti, potete cavarvela senza di me”.
“Sì, lo promettiamo” rispose Anita, la maggiore, “Ma ora riposa”.
“No, è arrivato il mio momento”
“Non dire così” replicò Elizabeth.
“Non morire, papà!” implorò Vanessa, la più giovane.
In quel momento il signor Kidmann morì, mentre le figlie piangevano.

Lawrence Kidmann era sempre stato perseguitato da John Arton: i due erano nati sessant’anni prima nello stesso giorno ed erano divenuti amici fraterni, ma, quando avevano ventun’anni, Sarah, la ragazza di John, s’innamorò di Lawrence e fu ricambiata; John ruppe l’amicizia e giurò che si sarebbe vendicato; in seguito Lawrence iniziò ad avere successo negli affari, sposò Sarah, ebbe tre figlie e la famiglia visse una vita serena ed agiata per alcuni anni; John divenne capo di un’organizzazione paramilitare che compiva razzie per le campagne inglesi e, di tanto in tanto, in città; quando la banda iniziò ad essere molto forte, John iniziò a perseguitare la famiglia e, nel giorno in cui la piccola Vanessa compì due anni, un suo uomo, entrato di forza nella loro villa, uccise Sarah; John continuò la sua guerra personale per più di trent’anni, finché, quel giorno, uccise personalmente Lawrence.

Il giorno seguente, terminato il rito funebre e compita la sepoltura, le tre ragazze giurarono che avrebbero vendicato i propri genitori, ma sapevano che non sarebbe stato facile.
Mentre tornavano a casa, furono attaccate da tre uomini di Arton, ma si difesero e li uccisero.

Parigi, 23 febbraio 1848

In tutta la città la tensione era altissima, il popolo, stremato dalla carestia e oppresso dal governo, era pronto a ribellarsi per avere libertà; Arton era venuto a Parigi in gennaio con la sua banda per approfittare della situazione per fare razzie e prendere il potere; le tre sorelle erano venute poco dopo a Parigi e si erano unite ad un gruppo di giovani intellettuali favorevoli alla democrazia e alle riforme sociali.
Le opposizioni avevano organizzato una manifestazione popolare, ma il governo la vietò e schierò la Guardia Nazionale. Il popolo si rbellò e iniziarono gli scontri. Gli uomini di Arton si intrufolarono nella confusione.
Le sorelle si aspettavano questa intromissione e li combattevano.
Ben presto molte guardie si schierarono dalla parte del popolo e prima di sera misero fuori gioco gli uomini di Arton.

Il giorno seguente, mentre il popolo poteva festeggiare la vittoria e, dopo l’abdicazione del re, si formava un nuovo governo, le sorelle avevano ancora una missione da compiere.
Arton aveva perso quasi tutti i suoi uomini, ma si nascondeva fuori città, in una casetta in mezzo ad un bosco, ad una decina di chilometri a sud.
Le sorelle non conoscevano quel bosco: Jean, un giovane studente appartenente al gruppo, si offrì come guida. Partirono a cavallo nel primo pomeriggio. Impiegarono due ore buone per raggiungere il bosco.
“E’ questo il bosco?” chiese Anita.
Jean, che si era innamorato di lei non appena erano arrivate a Parigi, era perso nell’ammirazione e non sentì.
“Ehi! Stai bene? Rispondimi!” lo richiamò preoccupata Anita, mentre le sue sorelle sorridevano dietro di loro.
“Eh?”chiese il giovane con un filo di voce.
“Ti ho chiesto se è questo il posto giusto!”
“Sì, è questo. Dobbiamo proseguire dritto per meno di un chilometro e dovremmo trovare la casa”.
“Bene”.

Ripresero ad avanzare e dopo circa mezz’ora videro la casa.
Due uomini armati di moschetto e spada erano di guardia davanti alla porta.
Scesero da cavallo e prepararono le armi.
Jean caricò la sua pistola, sparò e colpì uno dei due all’addome: cadde a terra con un gemito.
L’altro sparò, ma i quattro si ripararono dietro ad alberi.
La guardia sparò fino ad esaurire le sue munizioni, quindi prese il fucile del compagno, che intanto rimaneva seduto e sofferente.
Anche queste munizioni finirono e il paramilitare entrò in casa trascinando il compagno.
In casa oltre ai due di guardia, c’erano Arton e altri cinque uomini, ma le sorelle temevano fossero di più.
“Non possono essere tantissimi” cercava di rassicurare Jean “la casa è piccola”.
“Ma sono sicuramente molti più di noi” replicò Anita.
“Possiamo tentare, io vi aiuterò”.
“Non sei obbligato, è una battaglia nostra”.
“Quello che vuoi tu, voglio anch’io” concluse e prese ad avanzare verso la casa.
Un uomo, appostatosi alla finestra, sparò alcuni colpi, uno dei quali raggiunse Jean all’ addome, ma egli proseguì verso la porta, seguito dalle sorelle.
Anita sparò verso la finestra e colpì quell’uomo ad una spalla.
Jean con un balzo abbattè la porta, le sorelle entrarono sparando: due uomini rimasero subito uccisi, gli altri si ritirarono nell’unica altra camera, dove c’era l’unico letto, utilizzato da Arton.
Jean s’accasciò, Anita lo soccorse, gli tolse la camicia e la legò intorno alla ferita per bloccare il sangue.
Elizabeth e Vanessa, dopo uno sguardo d’intesa, si avvicinarono alla porta e l’aprirono lievemente: dalla camera giunsero spari inutili; anch’esse iniziarono a sparare senza molto successo.
Si continuò a sparare per circa un’ora finché tutti terminarono le munizioni.
A questo punto le sorelle e i tre uomini ancora incolumi sguainarono le spade e iniziarono a duellare, ognuna con un avversario.
Dopo duelli lunghi ed intensi, le sorelle ebbero la meglio e i nemici rimasero uccisi.
Arton tentò di fuggire, ma lo rincorsero, lo raggiunsero e le loro tre spade lo colpirono contemporaneamente uccidendolo.

La vendetta era finalmente compiuta, ma Elizabeth e Vanessa sapevano che mancava ancora una cosa: uscirono dalla casa asserendo che avrebbero procurato cibo e legna.
Anita assisteva Jean, ancora debole e sofferente, il quale la fissava ammirato.
“Quello che hai fatto per noi è stato straordinario, non sapremo mai come ringraziarti”.
“Dovevo farlo, io ti amo, ti ho amato dal primo momento”.
Lei rimase meravigliata, ma si accorse che il sentimento stava nascendo anche in lei e lo baciò.
Proprio in quel momento rientrarono le sue sorelle con due lepri e della legna: si diedero uno sguardo d’intesa.
“Adesso tutto è compiuto” commentò Vanessa.

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